Chiesa di San Biagio
La Chiesa parrocchiale di Corsano, dedicata al Santo protettore San Biagio, è stata progettata dall'Ing. Francesco Sansonetti e dall'Arch. Fernando Barbaliscia ed è stata realizzata dalla Ditta Orlando Biagio di Corsano.
L'inaugurazione della Chiesa avvenne il 19 marzo 1967 alla presenza degli onorevoli Codacci-Pisanelli, Ferrari, Urso, Imperiale, del vicario generale mons. Antonio De Vitis, di mons. Rosario, di S.E. mons. Giuseppe Ruotolo, vescovo di Ugento, e del Parroco del paese don Ernesto Valiani.
Moderna di concezione e di esecuzione, ha una struttura cementizia che poggia su sei pilastri situati ai vertici dell'esagono centrale.
La Chiesa, infatti, è stata costruita su due volumi: il primo, più basso, a forma di pentagono irregolare al cui centro si innesta il secondo, molto più alto e di forma esagonale.
All'interno della struttura vi sono tre altari: l'altare centrale, sul quale vengono svolte le funzioni religiose, uno dedicato al protettore S. Biagio e un altro al SS. Sacramento.
All'esterno della Chiesa, di fronte ad una piazza di circa 600 mq, domina maestoso il campanile alto ben 30 metri.
L'interno della Chiesa è costituito da un ambiente molto ampio reso inquietante dalle misteriose presenze buone dell'abside: i simboli dei quattro evangelisti, infatti, dominano l'altare maggiore portando l'annuncio del Vangelo a tutte Ie genti fino ai confini del mondo e hanno la coscienza che ora tutto è compiuto.
Entrando nella Chiesa si viene coinvolti da un senso di serenità e di pace dato dalIe linee precise, i volumi reali, la materia povera o preziosa.
Sul fondo chiaro, quasi trasparente di un infinito siderale, l'angelo di Matteo, l'aquila di Giovanni, il leone di Marco e il bue di Luca creano geometriche orbite, lasciando al centro la croce chiara di pietra leccese scolpita nel muro ricurvo come in un abbraccio al mondo.
Sulla croce l'ombra del Cristo, che incede vivo e risorto, sembra volare a braccia aperte, gigante di bronzo dal velo d'oro.
Del sacrificio cruento che redense l'uomo peccatore e trionfante, sconfiggendo il regno della morte, vi sono tracce sul presbiterio, ove la cattedra vescovile e gli scranni bronzei si fanno legno, in una sobrietà di linea monastico-cluniacense.
La cuspide della cattedra narra della creazione degli astri, su cui aleggia lo Spirito di Dio portatore di pace. L'ambone col suo vertice bronzeo e il ramo d'ulivo bagnato d'oro fa il discorso del tempo, della sedimentazione calcarea, con gli strati che sono ere, civiltà e culture.
L'altare centrale dedicato a San Biagio è un blocco unico di travertino locale, levigato in alto e grezzo nella parte inferiore, bianchissimo coi suoi candelieri in stile, poggia sul basamento bronzeo come una nuvola estiva.
Alla destra dell'altare, il fonte battesimale di San Biagio, con Ie sue tre colombe di bronzo che si dissetano all'acqua benedetta, richiama la fontana della vita del santuario di Cascia, ove la roccia si fa pregnante e partorisce l'acqua semplice e nuova: "sorella acqua" che, cantata da Francesco, disseta il pellegrino, rinfresca, lava e purifica nel sacramento battesimale.
Dal centro del soffitto domina maestoso il lampadario frondoso come un cespuglio volato in alto; si compone di quattro cerchi concentrici in similoro, placcati in oro, ricoperti da rami d'ulivo composti da oltre tremila foglie diffondendo luce in tutte Ie direzioni.
Le foglie d'ulivo sono simbolo della terra salentina, costituiscono nel lampadario una corona di pace che la Parrocchia offre a Dio in ringraziamento per questo frutto della terra, segno di vita e di unzione sacramentale.
La vetrata centrale istoriata permette una più ampia luminosità della chiesa, e spinge lo sguardo dei fedeli anche verso l’alto della struttura architettonica.
L’idea primaria dell’opera d’arte si fonda sul rapporto Spirito-Luce e raffigura la colomba dello Spirito Santo. La colomba, ricolma di luce solare, la massima luce che i sensi umani conoscono, entra ad ali spiegate all’interno della chiesa inondando l'interno con colori che appartengono al cielo; dirige il suo volo verso la mensa eucaristica, segno di comunione di Cristo con i fratelli.
La colomba è posta al centro del tempo, del susseguirsi del giorno, con i colori solari della terra salentina, e della notte, ove predomina il blu del mare. Essa irradia luce dorata, segno della maestà di Dio.
Lo Spirito entra nel tempo e nello spazio umano (sole, luna, stelle, nubi), condivide e sostiene la storia dell’uomo. Colomba e luce solare rappresentano i simboli umani per esprimere Spirito e Luce chiamati ad esprimere ciò che è eterno e al tempo non appartiene.
Sitografia: https://www.comune.corsano.le.it/corsano/zf/index.php/servizi-aggiuntivi/index/index/idtesto/3